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Slot machine, maxi sequestro di falsi apparecchi anti ludopatia | VIDEO
Erano apparecchi del tutto simili a slot machine, ma in realtà erano senza autorizzazione e collegamenti con la rete telematica obbligatoria. Così non pagavano le tasse e non garantivano le probabilità di vincita fissate dalla legge. Con Luigi Pelazza vi abbiamo raccontato di un’altra truffa sulle slot: il business delle password per vincere illegalmente
Hanno messo in funzione decine e decine di apparecchi simili a slot machine, senza però avere nessuna autorizzazione né il collegamento con la rete telematica dello Stato: li spacciavano per "dispositivi medicali contro la ludopatia". La polizia, dopo le indagini che hanno portato alla scoperta di queste macchine, ha proceduto al sequestro di centinaia di videoslot in Piemonte, Calabria, Emilia Romagna e Toscana.
Sono cinque le persone indagate. Queste finte slot, nella pratica, sono diverse da quelli legali solo perché accettano gettoni al posto di monete. Così, da una parte non erano garantite le probabilità di vincita fissate dalla legge e dall'altra erano scollegate dalla rete telematica dello Stato evadendo il pagamento delle imposte. Il costo del gettone era di un euro. Anche l’eventuale vincita veniva ricevuta in gettoni e poteva poi essere convertita in denaro.
Noi de Le Iene vi abbiamo parlato di un’altra truffa legata al mondo delle slot machine, nel servizio di Luigi Pelazza che potete vedere qui sotto: quella delle password per ottenere vincite illegali. Per spiegare come funziona questo sistema la Iena ha raccolto la testimonianza di un pentito di questa organizzazione: “Lui entra nel programma delle slot tramite una password e riesce a vedere quando devono pagare o meno”, sostiene Marco riferendosi al suo datore di lavoro, Danilo. “Accedendo vede l’In, che è l’entrata, e l’out, ovvero uscita di soldi. Tra i parametri c’è anche il ciclo, se la macchina è verso la fine vuol dire che a breve pagherà”.
Dal programma è possibile vedere la scheda di ogni slot: quanto ha incassato, quanto ha dato in vittoria e soprattutto quando farà vincere di nuovo. “Ci sono anche i numeri delle singole macchine e dove sono installate con gli indirizzi dei bar e dei locali”, aggiunge Marco.
“All’inizio ero titubante, poi ho provato e ho vinto. Lui mi guida al telefono e io tutto il giorno faccio così. Dipende quanto si è veloci nel tragitto. Metà sono miei, metà sono suoi. Lui riceve le password da chi installa le macchinette nei bar”, sostiene Marco. Ma questa password ha un costo. Hanno i codici solo le persone che devono controllare le macchinette, ma non possono assolutamente giocare. Così vendono le password a chi può svuotare al loro posto.
“Una password può costare anche 20mila euro in base a quello che guadagni, è un business più redditizio della droga”, dice Marco che dopo un po’ si è sentito sporco per questo lavoro. Nonostante i facili guadagni ha deciso di fermarsi. Così contatta Danilo per mostrarci come lavora. Danilo lo manda in Toscana nei pressi di Lucca dove una slot sta per emettere una grossa vincita. E così succede. Il copione poi si ripete con altre macchinette.
Sappiamo che Danilo da Bologna si sta mettendo in viaggio per Pesaro. Lo raggiungiamo in un bar dove lo troviamo seduto a un tavolino, ci spiega che cosa c’è dietro questo business. Se già in condizioni normali le possibilità di vittoria alle slot sono poche, ora sappiamo che il sistema è pure corrotto.
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